RIME (Romana Aetna Travolta)

Riferimento: 9788832747447

Editore: Il Convivio
Autore: Filoteo Omodei Antonio, Manitta G. (cur.)
In commercio dal: 21 Aprile 2024
Pagine: 600 p., Libro in brossura
EAN: 9788832747447
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Descrizione

Pubblicare il 'corpus', finora inedito, delle «Rime» di Antonio Philotheo Homodei permette di cogliere la caratura letteraria di un autore finora praticamente passato inosservato e conosciuto precipuamente per i suoi scritti eruditi. Partito dalla Sicilia per approdare a Roma, il Philotheo s'inserisce negli ambienti culturali della città papalina di metà '500. Tra il 1550 e il 1565 definisce il proprio canzoniere e, cosa non proprio abituale, ne stabilisce la struttura e il titolo, che è «Romana Aetna Travolta», ma scrive anche il romanzo in prosa «La notabile et famosa historia del felice innamoramento del Delfino di Francia, et di Angelina Loria», pubblicato nel 1562 dall'editore Tramezzino, e si dedica alla stesura della «Descrizione della Sicilia», della «Vita della beata Chiara da Monte Falco» (Montefalco) e dell'«Aetnae Topographia». Con le rime, l'autore compie anche una scelta all'interno del dibattito poetico coevo, infatti più volte fa riferimento all'amico Annibal Caro, che lo chiamava Accademico Arcasino come ci restituiscono le fonti, e così facendo si rivolge verso uno schieramento di petrarchisti postbembiani che non approvano il purismo di Castelvetro. Non è un caso, infatti, che il canzoniere si chiuda con l'imitazione-risposta alla canzone del Caro «Venite a l'ombra de' gran gigli d'oro», proprio a suggellare questo orientamento. Eppure, nonostante ciò, la sua figura è passata inosservata. Sembra, inoltre, che già a partire dal Cinquecento il Philotheo sia destinato all'oblio, forse anche per il coinvolgimento nel processo a Nicolò Franco e per i dubbi che gli inquisitori avevano sulla sua opera, tanto che la raccolta e sistemazione di atti relativi al Concilio di Trento, la «Compilatio decretorum», pubblicata a Venezia nel 1566 e dedicata al cardinale Ippolito II d'Este, è scomparsa dalla letteratura ecclesiastica a partire dalla fine del secolo. Un personaggio, dunque, che rappresenta un 'unicum' nell'alveo degli scrittori nati nella Sicilia del '500, ma anche un esponente di spicco dell'intellighenzia romana del periodo.